Questa è la traduzione di un discorso fatto a Maggio 2023 per la comunità Zen in cui pratico.
Molto recentemente, ho avuto il privilegio di contemplare e meditare sul lignaggio dei vecchi insegnanti di Zen che hanno svolto un ruolo fondamentale nel portare questo insegnamento ai giorni nostri. Uno di questi insegnanti è Daikan Eno, comunemente noto anche come il sesto patriarca o Huineng in cinese. Huineng era infatti cinese. Secondo la tradizione, Eno era un laico analfabeta che provò un forte kensho, (“vedere la propria (vera) natura”) dopo aver ascoltato il Sutra del Diamante. Divenne poi un insegnante molto importante nel nostro lignaggio di studio. In questi ultimi giorni, ho deciso di fare delle ricerche sugli insegnamenti di Eno e leggere parti del Sutra del Diamante che parla della sua vita, alcune delle sue lezioni e alcune interazioni con i suoi discepoli. In realtà, uno dei suoi discepoli fu istruito a prendere appunti ed è per questo che oggi abbiamo questi insegnamenti, circa 13 secoli dopo. Consiglierei davvero questo libro se non l’avete ancora letto, il Sutra del Diamante.
Ed ecco una delle parti che ho letto nel Sutra del Diamante di cui voglio parlare:
Eno dice: “Amici, sin dai tempi antichi, questo nostro insegnamento del Dharma ha proclamato ‘nessuna idea’ come sua dottrina, ‘nessuna forma’ come suo corpo e ‘nessun attaccamento’ come suo fondamento.
È l’ultima parte di questa affermazione “nessun attaccamento come fondamento di questo insegnamento” di cui voglio principalmente parlare… nessun attaccamento a cosa?
Eno spiega “nessun attaccamento”. Questa è la natura originale di ognuno di noi, pensiero dopo pensiero rimanere distaccato. Che si tratti di un pensiero del passato, di un pensiero del presente o di un pensiero del futuro, lascia che un pensiero segua un altro senza interruzione. Mentre passi da un pensiero all’altro, non attaccarti. Una volta che un pensiero si attacca a te, ogni pensiero si attaccherà. Diventi prigioniero. Ma finché passi da un pensiero all’altro senza attaccarti, non c’è prigione. Questo è il motivo per cui “nessun attaccamento” è il nostro fondamento.
Questo è per me un insegnamento molto forte e pratico che, come dice molto chiaramente Eno, è il fondamento della nostra pratica. Quando rimaniamo intrappolati in quella che potremmo chiamare la rete dei nostri pensieri, veniamo imprigionati da questa rete. “Lasciamo” la realtà delle cose così com’è, per dare energia al mondo dell’illusione. Ci affezioniamo ai nostri pensieri, ci aggrappiamo a loro e questi pensieri ci allontanano da questa stessa realtà. Si crea una scissione, un senso di separazione.
È importante notare che Eno non sta dicendo di cercare di fermare i pensieri che sorgono. Sta dicendo di non attaccarsi ai nostri pensieri. Perché, naturalmente, nel momento stesso in cui cerchiamo di impedire il sorgere di un pensiero, stiamo creando un conflitto interiore, che si trasforma facilmente in frustrazione, ansia e sofferenza. Eno spiega ancora: Attaccarsi ai nostri pensieri blocca la Via. La Via deve scorrere senza ostacoli. Perché dovresti bloccarla? La Via scorre liberamente quando la mente non si sofferma su nulla. Una volta che si sofferma su qualcosa, viene imprigionata. La Via qui, per me, è il naturale sorgere di questo momento presente non ostacolato dalle nostre resistenze mentali nei suoi confronti. Non volere le cose come sono, desiderare sempre qualcosa di diverso. Non è questa la causa della sofferenza di cui parla il Buddha nelle 4 nobili verità? Potremmo facilmente essere attaccati a pensieri, forme, nomi, idee e così via. Investiamo in questi elementi come fossero le cose che ci possano rendere felici o che possano creare un senso di identità. Tuttavia, tutti questi elementi non hanno natura permanente. In qualche modo, investiamo molto nella nostra vita su qualcosa che in realtà non esiste in maniera permanente. L’attaccamento a questi elementi impermanenti porta alla sofferenza. Per me, un elemento molto importante della nostra pratica è vedere il significato che diamo alle varie cose a cui ci attacchiamo. Senza aggrapparsi a nulla, semplicemente percependo la verità delle cose così com’è, momento dopo momento. Non idee, non attaccarsi a cose impermanenti che non durano, ma percepire le cose come sono, momento dopo momento.
La domanda è: come percepiamo questo momento presente? Attraverso idee e pensieri o attraverso un’esperienza diretta del momento? In che modo la nostra pratica meditativa può aiutarci a passare dall’attaccamento a pensieri, idee, forme e così via a un’esperienza più diretta della realtà?
Quindi, non è la nostra stessa pratica di meditazione quella di stare semplicemente seduti senza essere influenzati da ciò che sta sorgendo dentro di noi? Non fare nient’altro che sedersi. Mentre meditiamo, molto probabilmente sorgeranno dei pensieri. Aggrapparsi a questi pensieri blocca la Via, veniamo distratti dalle nostre formazioni mentali, non siamo più seduti ma siamo imprigionati dai nostri pensieri, diventiamo ostaggio di qualche illusione. E attraverso questo esercizio, attraverso questa pratica di meditazione, possiamo arrivare a scoprire la nostra mente originale, la mente prima dei pensieri, la mente che riflette proprio questo momento, senza vincoli.
Eno dice che “praticando lo Zen”, questa nostra scuola significa non essere ostacolati da nulla e non dare origine a idee su stati oggettivi esterni. In pratica, potremmo prendere coscienza di un pensiero ma non ci affezioniamo ad esso. Potremmo sentire un rumore provenire dalla stanza o dall’esterno ma non diamo adito ad alcuna idea al riguardo. Potremmo aver bisogno di agire a causa del rumore proveniente dalla stanza, spontaneamente, forse immediatamente. Tuttavia, non abbiamo bisogno di far nascere idee su questo rumore, non abbiamo bisogno di farci imprigionare da pensieri sul rumore…
Per “Zen” intendiamo vedere la tua vera natura senza essere confuso. “E cosa intendiamo per ‘meditazione Zen’? Esternamente, essere liberi dalle apparenze è “Zen”. Internamente, non essere confusi è “meditazione”. Finché sarai attaccato alle apparenze esterne, la tua mente sarà confusa internamente. Ma finché sei libero dalle apparenze esterne, internamente la tua natura non sarà confusa. “Improvvisamente, tutto in una volta, riscopri la tua mente originale.”
La mente che riflette le cose così come sono momento dopo momento, libera dall’attaccamento. Eno dice che è da quella mente originale che sorge la saggezza. La mente della meditazione, la mente che non s’attacca a niente, libera dalle apparenze, non confusa. Da quella mente originale nasce la saggezza. Eno dice: La meditazione e la saggezza sono una cosa, non due. La meditazione è il corpo della saggezza e la saggezza è la funzione della meditazione. Ovunque trovi la saggezza, trovi la meditazione. Ovunque trovi la meditazione, trovi la saggezza. Amici, ciò significa che la meditazione e la saggezza sono una cosa sola. La meditazione e la saggezza sono come una lampada e la sua luce. Dove c’è una lampada, c’è luce. Dove non c’è una lampada, non c’è luce. La lampada è il corpo della luce e la luce è la funzione della lampada. Hanno due nomi ma non due corpi. Anche il nostro insegnamento della meditazione e della saggezza è così”.
E perché questa saggezza alla fine è così importante?
Personalmente, ho spesso l’abitudine di cercare di afferrare quello che mi passa per la mente. Potrei pensare di capire qualcosa e quindi cerco di trattenerlo. Cerco di applicare ciò che penso di aver capito alla situazione in cui mi trovo. Questo, per me, è ciò che Eno descrive come essere imprigionato dai pensieri, i miei pensieri, le mie idee. La saggezza tuttavia, come per esempio, espressa nel Sutra del Cuore, gya tei gya tei ha ra gya tei hara sō gya teibo ji sowa ka in pratica dice “Andato, andato, andato oltre all’altra sponda, all’illuminazione”. L’altra sponda, questa sponda dell’illuminazione è la sponda della liberazione, liberazione dagli attaccamenti, dalle idee, dai pensieri come direbbe Eno. Potremmo dire che questa saggezza si manifesta in una qualità di apertura al momento presente così com’è, non ostacolato da idee o pensieri che potremmo notare sorgere e verso i quali potremmo sentirci inclini all’attaccamento. In realtà, questa qualità di apertura è sempre presente ma poiché potremmo avere un forte attaccamento a pensieri o idee, potremmo facilmente non esserne consapevoli.
E, per concludere e per rispondere alla mia stessa domanda, perché questa saggezza è così importante?
Ebbene, andare oltre gli attaccamenti ai pensieri, alle idee, alle forme, andare all’altra sponda, la sponda della liberazione è non investire nell’impermanenza delle cose. Significa percepire la realtà così com’è, proprio qui e ora, libera dalla mente che potrebbe tentare di ostacolare la Via e eventualmente creare un senso di non-soddisfazione.
La prossima volta che vi sedete a meditare potremmo seguire le istruzioni di Eno:
Pensiero dopo pensiero rimanere distaccati. Che si tratti di un pensiero del passato, di un pensiero del presente o di un pensiero del futuro, lascia che un pensiero segua un altro senza interruzione. Mentre passi da un pensiero all’altro, non attaccarti. Una volta che un pensiero si attacca, ogni pensiero si attacca. Diventi imprigionato. Ma finché passi da un pensiero all’altro senza attaccarti, non c’è prigione. “Improvvisamente, tutto in una volta, riscopri la tua mente originale.”