Tagliare la Dualità: Riflessioni sul Caso 14 – Nansen taglia il gatto in due
In questo post voglio condividere la mia esperienza con il Caso 14 dello Mumonkan, un koan zen che, nel tempo, è diventato uno dei miei preferiti.
È una storia allo stesso tempo crudele, comica e profondamente illuminante. Ci ritorno spesso, perché ogni volta mi dice qualcosa di nuovo. Sfida il modo in cui penso, il modo in cui mi relaziono, e il modo in cui agisco. Iniziamo leggendo la storia.
Il Koan: Nansen taglia il gatto in due
Nansen Osho vide i monaci delle sale Est e Ovest litigare per un gatto. Sollevò il gatto e disse: “Se riuscite a dare una risposta, salverete il gatto. Altrimenti lo ucciderò.”
Nessuno seppe rispondere, e Nansen tagliò il gatto in due.
Quella sera, Joshu tornò. Nansen gli raccontò l’accaduto.
Joshu si tolse un sandalo, se lo mise in testa, e uscì.
Nansen disse: “Se tu fossi stato lì, avresti salvato il gatto.”
In questa storia ci sono quattro figure principali (cinque, se contiamo il gatto):
- Nansen, il maestro.
- I due monaci, che stanno litigando.
- Joshu, che compare solo alla fine.
- E ovviamente il gatto, centro silenzioso del dramma.
I monaci stanno discutendo animatamente. Forse sul gatto stesso, forse su ciò che rappresenta. Potrebbe essere un conflitto concreto o una disputa simbolica o filosofica. Qualunque cosa sia, diventa abbastanza accesa da spingere Nansen a intervenire.
Quando visualizzo questa scena, sento la tensione. Due menti bloccate l’una contro l’altra, ognuna convinta di avere ragione. È qualcosa che tutti conosciamo bene. Difendiamo le nostre opinioni. Ci identifichiamo con le nostre idee. Restiamo incastrati.
Ma la pratica zen non è eliminare i pensieri: è non rimanerci intrappolati. Le idee sono utili, spesso anche brillanti. Ma quando ci aggrappiamo a loro, iniziano a dividerci.
I due monaci, nelle loro fissazioni, creano separazione: Est contro Ovest, giusto contro sbagliato, mio contro tuo. Nansen lo vede, e lancia una sfida: “Se sapete rispondere, salverete il gatto.”
Silenzio.
Allora, Nansen taglia il gatto in due.
Ovviamente, non dobbiamo prendere tutto alla lettera. I koan parlano per immagini. L’azione di Nansen è simbolica e drastica. Il gatto—qui visto come simbolo di unità—viene diviso. E lo è per colpa del pensiero duale.
Il gesto è crudele. Ma anche preciso.
A volte serve qualcosa di forte per risvegliarci dallo stato di trance in cui ci precipita il pensiero dualistico.
Più tardi, Nansen racconta a Joshu l’accaduto.
Joshu non risponde. Non commenta. Non giudica. Si toglie un sandalo, se lo mette in testa e se ne va.
Nansen dice: “Se tu fossi stato lì, avresti salvato il gatto.”
Cosa significa?
Joshu non prende posizione. Non aggiunge parole. Non alimenta la discussione. Invece, compie un gesto assurdo, spontaneo, silenzioso. È un’azione che va oltre il pensiero, oltre la logica, oltre il giusto e lo sbagliato.
Joshu non è bloccato. È libero.
Questo koan è diventato parte del mio modo di osservare me stesso.
A volte sono i due monaci: bloccato nelle mie idee.
A volte sono Nansen: sento che devo tagliare netto.
E, nei momenti migliori, ricordo di essere Joshu: agire liberamente.
Quando mi accorgo di essere incastrato in qualcosa—che sia con un’altra persona, in famiglia, al lavoro, o anche solo con me stesso—so che la questione non si risolve con le parole. C’è sempre un’azione che attende. Non una soluzione teorica. Un’azione viva. Presente.
A volte è chiara. A volte è assurda. Ma arriva quando smetto di pensarci su troppo e mi apro al momento.
Il gatto è ancora qui. Ogni volta che dividiamo il mondo in due, rischiamo di tagliarlo di nuovo. Est/Ovest. Io/Tu. Ragione/Torto. Accade ovunque: in famiglia, online, nelle nostre menti.
Ma abbiamo anche sempre la possibilità di salvarlo.
A volte con un gesto deciso.
A volte con uno assurdo.
Sempre con il ricordo che non siamo separati.
Questo koan continua a insegnarmi. Mi ricorda che la saggezza non nasce dal vincere le discussioni, ma dal lasciarle cadere. Dal non rimanere bloccato. Dal rispondere al momento con autenticità.
La prossima volta che ti senti intrappolato/a nei tuoi pensieri, magari prova a metterti un sandalo in testa e andartene.
Potresti salvare il gatto.
