Qualche anno fa sono andato in India per un ritiro di meditazione presso l’Osho International Meditation Centre. Il mio alloggio si trovava in un edificio chiamato Rinzai, come il grande maestro Zen Rinzai Gigen, fondatore della scuola Rinzai di Zen. All’epoca non sapevo molto di lui. Durante il ritiro, una delle pratiche centrali era l’Osho Evening Meeting, un momento in cui si alternavano danza, celebrazione della vita e meditazione silenziosa. Tra una danza e l’altra, venivano trasmessi discorsi di Osho su grandi schermi.
Per una coincidenza curiosa, proprio in quel periodo venivano proiettati discorsi in cui Osho parlava del Maestro Zen Hyakujo. Rimasi immediatamente colpito dalla natura paradossale e sorprendente di queste storie Zen. C’era qualcosa che mi parlava in profondità, e cominciai a sentirmi attratto dal mondo dello Zen. Quella fu, in fondo, la mia prima vera connessione con il lignaggio fondato da Rinzai Gigen.
Qualche mese dopo, ancora immerso nell’esplorazione dello Zen e desideroso di sapere qualcosa di più su Rinzai Gigen, mi imbattei in un libro scritto da un maestro Zen inglese chiamato Daizan Roshi. Il suo modo di scrivere mi colpì subito: diretto, pratico, privo di fronzoli spirituali. C’era uno spirito del tipo “fallo e basta” che risuonava profondamente con me. In più, scoprii che Daizan viveva a Londra, non lontano da casa mia, e guidava una comunità molto attiva nella tradizione Rinzai, chiamata Zenways. Qualcosa in me sentì che si stava chiudendo un cerchio. Avvertii una fiducia intuitiva, soprattutto dopo aver conosciuto alcuni membri della comunità. Così decisi di unirmi a loro, diventando uno studente dello Zen nella tradizione Rinzai.
Vale la pena ricordare che esistono due principali scuole di Zen: la Sōtō e la Rinzai. C’è anche una scuola minore, l’Ōbaku-shū. Tutte e tre mirano ad aiutare le persone a liberarsi dall’intrico della propria mente, a vedere con chiarezza attraverso le illusioni mentali e ad abbracciare la realtà così com’è. È un’impresa immensa, che a volte può sembrare quasi impossibile. Vedere oltre i filtri del pensiero condizionato è una sfida profonda. Immagino che anche Rinzai Gigen abbia affrontato le sue difficoltà prima di arrivare a un risveglio, e solo allora sia stato in grado di guidare altri lungo quel cammino.
Quello che trovo straordinario è che, più di mille anni dopo, i suoi insegnamenti siano arrivati fino a me. La figura nella foto sopra rappresenta proprio Linji Yixuan—conosciuto in Giappone come Rinzai Gigen. Visse in Cina nel IX secolo, e fondò quella che sarebbe diventata la scuola Rinzai di Zen. Il fatto che i suoi insegnamenti siano sopravvissuti per oltre un millennio e continuino a ispirare persone come me mi sembra quasi un miracolo. Quante persone ha toccato nel corso dei secoli per far arrivare il suo messaggio fino a questa generazione? E qual è, in fondo, l’essenza di ciò che ha trasmesso?
Credo che ogni persona toccata dagli insegnamenti di Rinzai Gigen risponderebbe in modo diverso a questa domanda. La mia risposta è questa: la pratica Zen consiste nel creare le condizioni per cui la mente possa incontrare pienamente la realtà. Spesso, i pensieri ci portano altrove—nelle fantasie, nelle paure, nei giudizi, nei desideri. Si crea così uno scarto tra ciò che accade e dove si trova la nostra attenzione. La pratica Zen aiuta a colmare questa distanza. Ci allena a riportare la mente al momento presente, all’attività che stiamo svolgendo. Nella tradizione Rinzai esistono molte strade per farlo, molti modi Zen, come suggerisce il nome della mia comunità, Zenways.
Ecco alcune delle pratiche che ho sperimentato da quando sono diventato uno studente:
- Zazen (la meditazione seduta), che è rimasta il cuore della mia pratica.
- Kinhin, la meditazione camminata.
- Shodō, la calligrafia Zen.
- Zen running, la corsa in consapevolezza.
- Samu, la meditazione nel lavoro.
- Pratica dei koan, che scuote la mente fuori dalle sue abitudini concettuali.
- Sanzen, l’incontro privato con l’insegnante.
- Haiku, la poesia breve e evocativa.
- Canti, servire i pasti, meditazione notturna, dyad practice (incontro dialogico consapevole).
- Ritiri in montagna.
- E varie pratiche energetiche conosciute come Naikan, introdotte molto tempo dopo da Hakuin Ekaku, uno dei grandi riformatori dello Zen Rinzai.
Probabilmente ne ho dimenticata qualcuna, e spero di parlare di ognuna di esse in post futuri. Ma quello che trovo davvero affascinante è questa varietà di porte d’accesso a una stessa casa. Ognuna di esse mi ha mostrato, e continua a mostrarmi, dove si nascondono le resistenze, i meccanismi mentali, i trucchi e le trappole che mi portano a soffrire, a temere, a evitare o a fuggire dalla realtà.
Non so con certezza se tutte queste pratiche fossero presenti già ai tempi di Rinzai Gigen. È probabile che molte siano nate nel tempo, grazie a maestri successivi. Ma nonostante questo, sento una forte connessione con lui. Forse perché l’ho incontrato per la prima volta in India. Forse perché oggi mi sembra di vederlo ovunque—che indica, che accompagna, che ride persino. C’è qualcosa di senza tempo nella sua presenza, e nel lignaggio che porta il suo nome. E forse, questo è il suo insegnamento più profondo: che non siamo mai davvero lontani dalla verità—abbiamo solo dimenticato come guardare.
