C’è una cosa molto preziosa nella mia pratica: portare consapevolezza ai miei schemi mentali e a come questi schemi influenzino il modo in cui rispondo alle situazioni.
È ovvio che, se diventiamo consapevoli degli schemi mentali, delle situazioni mentali che ci fanno sentire a disagio e non scappiamo da queste situazioni tramite distrazioni, negazioni, frustrazioni, fastidi e così via, sviluppiamo una comprensione, sviluppiamo modi migliori per affrontare queste situazioni difficili. Da dove nasce la nostra frustrazione, la rabbia, il rifiuto, il senso di ansia e così via? Nella mia esplorazione personale posso dire che tutti questi elementi difficili provengono dai modi che ho sviluppato nel corso della mia vita. Ho sviluppato modi “fissi” di vedere le cose, le persone, le situazioni e così via. Ho sviluppato modi “fissi” di affrontare le cose, le persone, le situazioni e così via. Questi modi sono semplicemente diventati schemi, si manifestano automaticamente quando siamo confrontati con certi eventi specifici. Ora, uno dei benefici che vogliamo ottenere da una pratica che si basa sulla riflessione è proprio desiderare un approccio più morbido e più chiaro alla nostra esperienza di vita. Se ci arrabbiamo continuamente per una certa situazione, se ci agitiamo ogni volta che succede qualcosa di particolare, credo che vogliamo guardare cosa sta succedendo davvero lì. Cosa possiamo fare per fonderci piuttosto con qualunque situazione stia emergendo, invece di sentirci tesi e turbati?
Per me, avere una pratica di mindfulness, una pratica di meditazione, la nostra pratica Zen, significa esplorare questo tipo di domande fino a quando non mi sento davvero “soddisfatto” delle intuizioni che ottengo dalla mia esplorazione.
In particolare, praticare Zen significa darci la possibilità di fermarci e restare con le cose così come sono. Pian piano, forse, ci rendiamo conto che le circostanze esterne spesso non sono sotto il nostro controllo. Tuttavia, possiamo sviluppare modi più sani per affrontare queste circostanze “fuori dal nostro controllo”. Per esempio, ci sediamo per abituarci a stare semplicemente, a fonderci con noi stessi, qualunque cosa questo significhi: noia, desideri, pace, rilassamento, tensione, preoccupazioni… Tutto ciò che c’è. Ancora una volta: cosa possiamo fare per fonderci piuttosto con qualunque situazione stia emergendo invece di sentirci tesi e turbati?
Nello Zen, nel Buddhismo, diciamo che ciò che davvero ci fa soffrire è volere che le cose siano diverse da come sono… Volere che ciò che è sia diverso da ciò che effettivamente è. Sembra questo ciò che succede dentro di noi e al nostro senso di disagio. A volte, sembra plausibile volere le cose diverse. Se siamo malati, se abbiamo dolore, se siamo in una situazione tossica, malsana… Io ho spesso mal di schiena e nasce spontaneo in me il desiderio che il dolore sparisca, che io sia senza dolore, subito, che possa uscire a correre senza sentire nessun fastidio alla schiena. Osservo questo schema mentale molte, molte volte e devo accettare che anche questo è ciò che è. In qualche modo, paradossalmente, voglio e devo accettare anche questo, senza alcun problema. Tuttavia, so che se mi aggrappo strettamente a questo desiderio, a questa volontà, sto semplicemente aggiungendo uno strato di frustrazione al mio mal di schiena già esistente. Deve esserci un modo più sano di affrontare qualunque situazione stiamo vivendo. Ancora, possiamo esplorare e riflettere da dove venga questo desiderio di volere le cose diverse da come sono? A cosa ci stiamo aggrappando? A cosa ci stiamo tenendo stretti?
Ricordo di aver letto tempo fa una di quelle storie zen che, secondo me, sono molto efficaci per descrivere cosa succede a volte dentro di noi. Ci parla esattamente di questa condizione umana estenuante, questo desiderio di volere le cose diversamente. Sappiamo che nel Buddhismo la mente è spesso identificata, descritta come una scimmia. Un animale spesso agitato, capriccioso e, in generale, difficile da catturare; non che io abbia mai provato a catturare una scimmia, ma immagino che non sia un compito facile! Come si può catturare una scimmia? Vive sugli alberi, è veloce, può saltare… Tuttavia, la storia dice che in realtà c’è un modo per catturare una scimmia. Bisogna approfittare del suo punto più debole, che, a mio parere, è anche il punto più debole della mente: la brama, il desiderio di avere di più, di avere qualcos’altro. Perciò, per catturare una scimmia basta mettere delle caramelle in un grande vaso con un collo stretto. Si possono spargere alcune caramelle attorno al vaso per attirare la scimmia e poi aspettare. La scimmia inizierà a mangiare tutte le caramelle che vede e, anche se ne avrà mangiate molte, andrà a prendere le caramelle dentro il vaso, garantito! Non somiglia un po’ al comportamento delle nostre menti a volte? Sembra che non sia mai abbastanza.
La scimmia mette la mano nel collo stretto del vaso, afferra una manciata di caramelle e prova a tirare fuori la mano dal vaso. Secondo te, riuscirà a farlo? No, la scimmia non riuscirà a liberarsi dal vaso, perché non lascerà andare le caramelle! Sarebbe facile, basterebbe lasciar andare, basterebbe lasciare andare le caramelle. Forse potrebbe anche riuscire a scappare tenendo in mano solo una o due caramelle ma… la brama, il desiderio, rende la scimmia completamente irrazionale. La scimmia perde la lucidità necessaria a capire la situazione e ad agire di conseguenza. Come si comporta la nostra mente a volte? Proprio così, la scimmia rimane bloccata dal proprio desiderio…
La fine della nostra sofferenza e del nostro disagio si basa proprio sulla fine del desiderio che questo momento sia diverso da come è realmente. Il mio desiderio che il mio mal di schiena passi non fa passare il mal di schiena. Andare dal fisioterapista, fare qualche stretching, qualche esercizio, rispondere alla situazione nel modo migliore possibile, può aiutare. Il desiderio, la frustrazione, il fastidio, la rabbia e così via, probabilmente peggioreranno le cose. Probabilmente rimarremo intrappolati dai nostri desideri. Non vedremo ciò che è veramente necessario, potremmo persino diventare irrazionali, come la scimmia, perdendo la chiarezza necessaria per fare il prossimo passo sano, lasciare andare il nostro attaccamento, i nostri desideri che le cose siano diverse da come sono. Per me, lasciare andare corrisponde a guadagnare più chiarezza su come stanno le cose ora e fare passi sani per andare avanti. Non significa restare permanentemente bloccati in una situazione spiacevole. Significa vedere come la nostra brama di volere le cose diverse può farci perdere chiarezza, soffrire, sentirci impotenti. Questo può accadere in certe circostanze della vita, certo. Però possiamo comunque fare molto per noi stessi quando acquisiamo chiarezza e accettiamo certe circostanze, quando lasciamo andare la nostra brama di avere tutto come vogliamo.
Ora, tra poco faremo un po’ di pratica insieme. Cammineremo e ci siederemo insieme, ma mentre camminiamo e stiamo seduti saremo da soli con noi stessi. Potremmo provare ogni tipo di desiderio mentre stiamo seduti: desiderio che il tempo passi più in fretta, desiderio che la mente rallenti, desiderio che sia sabato invece che domenica, desiderio che le persone si comportino meglio… Cosa possiamo fare per non rimanere bloccati nei nostri desideri? Cosa dovrebbe fare la scimmia per liberarsi dal collo stretto del vaso?
Buona pratica e grazie per avermi ascoltato.
