Lo stato delle cose nel mondo

Siamo tornati ieri sera per la nostra sessione settimanale di meditazione e consapevolezza, e il tema della serata è nato da una conversazione recente che ho avuto con un vecchio amico riguardo lo stato delle cose nel mondo. È un argomento, diciamolo, piuttosto “pericoloso” da affrontare perché, credo, facilmente può emergere un senso di impotenza profonda. Cosa può fare un individuo di fronte a così tanta sofferenza nel mondo?

Senza entrare nel gioco dei confronti, mi sembra evidente che il mondo sta attraversando molte sfide negli ultimi anni – non serve nemmeno elencarle, altrimenti finiremmo con una lista lunghissima di problemi. Alla nostra mente, tutto appare incredibilmente imperfetto, caotico, confuso… non è forse così? Ovviamente, non siamo qui per discutere se le cose siano perfette o imperfette: la nostra riflessione si concentra piuttosto su cosa possa fare la nostra pratica dentro questa equazione di perfezione/imperfezione.

Credo che a volte possiamo davvero fare fatica a trovare un senso in certe situazioni che conosciamo. La mente sembra tirata in mille direzioni diverse e, anche se non siamo direttamente coinvolti, possiamo comunque sentire ansia e stress. A volte sembra che dobbiamo prendere posizione, dire qualcosa, entrare in una modalità di ragionamento che soddisfi un certo schema mentale. Di cose da dire ce ne sarebbero tante – tutti abbiamo i nostri punti di vista, e ce ne sono quanti sono gli esseri umani sulla Terra. Quindi, come possiamo riflettere sui nostri punti di vista? Cosa ci dicono?

La nostra pratica è, prima di tutto, una pratica del non-attaccamento, poiché l’attaccamento è la radice principale della sofferenza. Non è forse così? Possiamo sentirci fortemente attaccati al nostro modo di pensare, alle nostre opinioni, alle nostre credenze… ma forse, senza nemmeno rendercene conto, non ci accorgiamo che nessuna di queste cose poggia davvero su una base solida e immutabile. Nulla ha una natura fissa. Possiamo prenderci un po’ di tempo per esplorare questa assenza di fissità nelle cose? Lo Zen è la pratica di non-attaccarsi alle cose, alle idee, alle immagini mentali… e forse, quando iniziamo a vedere oltre i nostri punti di vista, iniziamo anche a sviluppare una certa apertura, una certa morbidezza verso la nostra stessa impotenza.

Praticare lo Zen significa coltivare il non-attaccamento proprio rispetto a ciò a cui ci sentiamo più attaccati. È imparare a vedere attraverso le dinamiche mentali che viviamo, cominciando semplicemente a prenderci del tempo per riflettere su di esse con onestà e apertura. La pratica può essere la risposta diretta a quelle dinamiche mondiali che non riusciamo a comprendere – qui e ora. Come rispondo ai miei trigger? Come reagisco alla frustrazione? Alla paura? Alla rabbia? Rimango aggrappato con forza alla mia posizione o mi concedo del tempo per esplorare cosa e perché mi fa reagire in quel modo?

Tutto sembra sorgere, cambiare, mutare, sparire, riapparire… possiamo vedere tutto questo come una sorta di danza in cui io ho le mie idee, tu hai le tue, su alcune ci troviamo d’accordo, su altre no. Ma qual è la realtà che rimane prima ancora di coinvolgerci con idee, pensieri, opinioni e punti di vista? Come ci relazioniamo allo stato delle cose nel mondo da dove siamo adesso?

La conversazione con il mio vecchio amico, che ha ispirato il tema della serata, mi ha fatto riflettere su questo: come posso aspettarmi che lo stato del mondo sia meno conflittuale se lo stato interno mio, personale, non è in pace? Quindi, come posso pacificarlo? Ancora una volta, la nostra pratica è quella del non-attaccamento: permettere alle cose di sorgere e passare, sapendo che nessuna di esse – nessun pensiero, nessuna idea, opinione o credenza – può reggersi da sola come verità assoluta. Non posso prendere nessuna di queste cose come la verità, e quindi tanto vale lasciarle andare e occuparmi semplicemente di ciò che questo momento richiede da me, qui e ora.

Questa, ovviamente, è la mia visione. Qual è la tua? Cosa stiamo portando noi nello stato delle cose di questo mondo? Come partecipiamo a tutto ciò?

Sento che la nostra pratica è la risposta diretta a quello che succede intorno a noi. Forse, è davvero la cosa più rivoluzionaria in cui potremmo impegnarci.

Buon anno a tutti, un anno di esplorazione… e di gioia.