La vita quotidiana è pratica

La nostra vita quotidiana è un’opportunità di pratica. Pratica e vita sono un’unica cosa e, mentre ci occupiamo delle nostre attività quotidiane, delle responsabilità, delle interazioni con le persone e così via, possiamo portare in tutto ciò che facciamo alcune qualità che possono davvero arricchire la nostra pratica e, naturalmente, anche la nostra vita.

Uno degli elementi più fondamentali nella nostra pratica è la curiosità e l’intenzione di osservare le nostre resistenze. A cosa resistiamo? Cosa non accettiamo? Perché? Mentre ci dedichiamo alle attività di tutti i giorni, possiamo coltivare questa qualità della consapevolezza e osservare. Magari iniziamo a provare disagio quando certe persone interagiscono con noi. Magari non sopportiamo certe attività: troppo noiose, troppo difficili, troppo facili… Possiamo semplicemente notare, senza dover forzare o cambiare nulla, ma portando attenzione al nostro spazio mentale e a ciò che lo abita. Riusciamo a vedere oltre questo contenuto? Questo contenuto mentale ha un valore di verità oppure ci sta semplicemente impedendo di vivere pienamente? Naturalmente, in tutto questo materiale mentale possono esserci informazioni utili, e proprio la curiosità può aiutarci a discernere e comprendere. Momento dopo momento, situazione dopo situazione, interazione dopo interazione: cosa sto imparando su questa mente e sul suo contenuto?

Una pratica di cui abbiamo parlato è Nari Kiru, un modo molto concreto per abbracciare ciò che le nostre giornate ci richiedono. “Nari” significa “diventare” e “Kiru” significa “tagliare via”. Diventare tagliati via da tutto ciò che può distrarci e semplicemente essere al 100% ciò che stiamo facendo, essere completamente ciò che ci viene richiesto, nient’altro. Ho fatto l’esempio del cucinare, dell’aspirare il pavimento, dello scrivere, dell’ascoltare qualcuno. Nari Kirusignifica semplicemente: quando cucini, solo cucinare; quando aspiri, solo aspirare; nessuno spazio per pensare ad altro, ma solo incarnare quell’azione, tagliando via tutti i pensieri dualistici inutili che facilmente sorgono quando facciamo qualcosa. Magari stiamo passando l’aspirapolvere pensando al film che vogliamo vedere dopo. Ecco, lì c’è chiaramente una spaccatura. Il corpo è nel presente a fare qualcosa, ma la mente è da un’altra parte. Quando riusciamo a portare questa qualità dell’essere totalmente nell’azione, questa unità, corpo e mente allineati, è l’intero universo che passa l’aspirapolvere; cos’altro o chi altro, se non quello?

La nostra pratica è orientata verso lo scioglimento di questo senso così solido di “io” in una percezione più realistica di unità, un singolo, infinito momento che sorge insieme, momento dopo momento. E qui abbiamo introdotto l’idea del Grande Dubbio, un’altra pratica fondamentale nello Zen. Che cosa siamo veramente? Possiamo aiutarci a fonderci e fluire più naturalmente con le cose così come sono? Il nostro lavoro come praticanti è iniziare a dubitare che siamo qualcosa di solido, o almeno diventare sempre più curiosi rispetto a questo senso di solidità. Semplicemente iniziare a dubitare! Che cosa siamo davvero? Tenere vivo questo Grande Dubbio! Camminarci insieme! Cucinare con esso! Aspirare con esso! Guidare con esso! Ascoltare gli altri con esso! Forse, dopo un po’ di tempo passato a dubitare di questa apparente solidità, potremmo iniziare ad agire, interagire e rispondere alle situazioni da uno spazio diverso, con un’attitudine diversa, una visione diversa. Forse potremmo iniziare semplicemente a fluire più naturalmente, che si tratti di lavorare, rilassarci, divertirci o non fare nulla.

Chi è che lavora, si rilassa, si diverte o non fa nulla? Semplicemente divertiamoci a esplorare! Non c’è una risposta giusta o sbagliata, almeno per quanto ne so io!