Il fiore e la pausa pranzo

Oggi, così come faccio da un po’ di tempo, durante la pausa pranzo, invece di farmi la una camminata, sono uscito in bici.
Niente di “eroico”: 28 minuti, zero pioggia, zero watt impressionanti, tanto vento. Solo un giretto.

Appena fuori, silenzio. Quel silenzio strano ma desiderato che trovo lontano da email, telefonate ed altro. Poche macchine, nessun pensiero urgente. Solo gambe che girano, aria che scivola attorno.

A un certo punto, mi è tornato in mente un koan con cui ho praticato recentemente:

Il Buddha solleva un fiore.
Tutti lo guardano in silenzio e confusi.
Solo una persona sorride.
Il Buddha annuisce, felice (immagino). Fine. Nessuna spiegazione. Mahakashyapa (il nome di quello che sorride) ha capito tutto.

Ecco. Fiori per strada ne ho visti. 
Li ho guardati, tanti papaveri
Non ho forse sorriso come Mahakashyapa (lui non era in bici su una strada piena di buche e curve).
Qualcosa ha fatto click.

Non serve capire. A che serve scervellarsi per cercare di capire qualcosa? Cosa possiamo capire veramente? Cosa ci facciamo impegnati dentro i nostri pensieri tutto il tempo?
Basta una pedalata, una curva fatta bene, un respiro che si allunga o qualsiasi altra cosa fatta al 100%.

Sono tornato alla scrivania un po’ sudato, sereno.
Il mondo era/è uguale a prima.

Nessuna grande verità. Goditi la vista dei fiori e se vuoi, sorridi.