Enso

Questa è la trascrizione di un discorso che ho tenuto per la Sangha Zenways domenica 10 luglio 2022.

Quello di cui voglio parlare questa sera è il simbolo dell’Enso che, sono abbastanza sicuro, la maggior parte di voi avrà almeno visto qualche volta. Ne abbiamo uno bellissimo nel dojo di Camberwell, disegnato dal nostro insegnante Shinzan Roshi. Io ho questo qui, disegnato dal mio caro amico e compagno praticante Zen, Sean, che l’ha realizzato per il mio matrimonio l’anno scorso. In qualche modo, a ispirare questo discorso è stata proprio la cerimonia di matrimonio Zen buddhista a cui ho partecipato un paio di settimane fa, il matrimonio di Sean e sua moglie Emma. La cerimonia si è svolta in un bellissimo bosco e come parte della decorazione dell’altare c’era un bellissimo Enso.

Quando la cerimonia è finita e ho cominciato a chiacchierare con alcune persone, qualcuno mi ha chiesto cosa significasse quel simbolo, qual è il significato dell’Enso, panico!

Ma, naturalmente, volevo rispondere e mi sono ricordato che anche io ho un Enso a casa (questo qui) e che lo uso per la mia pratica. Mi sono sentito un po’ meno in panico perché potevo sicuramente dire qualcosa a riguardo.

Ovviamente non sono uno studioso, non pratico Zen da moltissimo tempo, ma ho la mia pratica e il modo in cui uso i vari aspetti della pratica Zen, e uno di questi è proprio questo simbolismo. A casa ho questo Enso e una piccola statuetta del Buddha. Entrambi mi ricordano quotidianamente la mia pratica e il motivo per cui pratico. Quindi, vediamo come uso l’Enso nella mia pratica e come, forse, questo può in qualche modo risuonare o aiutare anche la vostra pratica.

Ai miei occhi, vedo due parti che formano questo disegno, questo Enso: una parte è il cerchio e l’altra è la parte interna al cerchio. Certo, si potrebbe anche dire che esiste la parte esterna al cerchio, ma voglio considerare soltanto queste due.

Inizio dal cerchio. Mi è facile vedere l’unità, l’elemento della non-separazione della nostra esistenza in questo cerchio, l’Uno. Dopotutto, un Enso, il cerchio, è l’unione di due punti che si incontrano, si uniscono, due punti che diventano uno. Per me questo rappresenta l’unità della vita e di tutte le cose contenute al suo interno. Ciò che è visibile ma anche ciò che non si vede, l’interdipendenza di tutte le cose.

Quando incontriamo la vita solo attraverso la nostra mente discriminante, la incontriamo come se ci fosse un “io” e tutto il resto là fuori, separato da me. Ma è davvero così? Sono davvero separato da quello che potremmo chiamare universo? Siamo “noi” e l’universo? Oppure siamo semplicemente una manifestazione di questo Uno?

Il cerchio nell’Enso mi ricorda questo, chiamiamolo realizzazione: questo corpo, questa mente, queste parole, queste emozioni, questi sentimenti e così via sono solo la manifestazione di questo Uno. Questa manifestazione sembra personale, con un’identità molto specifica e fissa, ma quando guardo più a fondo vedo chiaramente che non c’è nulla di fisso in questa manifestazione personale apparente. Tutto sorge e passa dentro questo Uno; nulla nasce dal nulla ma tutto ciò che sperimentiamo in questo momento è il risultato e la manifestazione di cause ed effetti che si stanno svolgendo da un tempo senza inizio. Il mio corpo è la composizione di milioni e milioni di parti ed eventi nella storia e può risalire all’infinito; è la manifestazione, come la vedi o la sperimenti ora, di qualcosa che non ha davvero un inizio, che non ha nulla di fisso. Di nuovo, c’è un Uno che continua a cambiare forma, se vogliamo. E in questo cambiamento o mutazione costante ci sono anche il mio corpo, il tuo corpo, gli uccelli, gli alberi, questo computer e così via. Un Uno in cui la nostra mente, per fortuna, può distinguere le sue parti e usarle funzionalmente, altrimenti potrei usare questo laptop per piantare un chiodo nel muro o potrei usare un martello per mangiare la pasta.

Potremmo estendere questa stessa idea ai nostri pensieri, emozioni, sensazioni. Tutti hanno una causa e sono manifestazioni di questo Uno che sperimentiamo momento dopo momento nel presente. I pensieri sorgono a volte apparentemente a caso e altre volte in relazione a ciò che stiamo facendo; non sono nulla di fisso, sono solo la formazione di milioni e milioni di cause ed effetti precedenti. Guardando più a fondo in loro, come per il corpo, andiamo indietro all’infinito. C’è un Uno che continua a manifestarsi in ciò che percepiamo come forme diverse. Questo Uno è, ai miei occhi, il cerchio, che rappresenta bene questa unità, due punti che si uniscono diventando uno. Quando vedo l’Enso nel mio soggiorno, mi ricorda questo luogo di non-separazione in cui posso collocarmi, non un “io” e l’universo da qualche parte là fuori, ma io/universo, Uno. Quando me lo ricordo vedo chiaramente che ogni parola che dico, ogni azione che compio, ogni pensiero a cui mi aggrappo, influenza tutto e tutti. Purtroppo non so voi, ma credo sia un buon punto su cui riflettere; molte volte cado ancora nell’abitudine di agire come entità separata e posso ancora creare condizioni di discordia e sofferenza. Io sono e credo sarò sempre un lavoro in corso per tutto il futuro che riesco a prevedere.

Passiamo alla seconda parte che compone l’Enso, la parte vuota all’interno del cerchio.

Nel Buddhismo parliamo spesso di vacuità, che non significa che le cose non esistono, ma significa che le cose non hanno un’entità fissa, sono vuote di qualcosa di fisso in loro. Quindi, tornando a quanto detto prima, il mio corpo, per esempio, non ha nulla di fisso, è semplicemente un processo o una serie di processi che dipendono da altri processi che si sono succeduti dall’inizio senza inizio di tutte le cose. Nulla è fisso, tutto è impermanente, muta, scorre.

Quindi, quando mi colloco in questo luogo di flusso, dove nulla è fisso, dove tutto sorge una volta e poi scompare il momento dopo, nuovo, fresco, ogni momento, non rischio di ristagnare in un luogo in cui vivo la vita sapendo come le cose dovrebbero o non dovrebbero essere. Non rischio di soffrire o essere deluso quando le cose non vanno come penso dovrebbero andare, non soffro o rimango deluso dalle persone che non agiscono o si comportano come penso dovrebbero. Quando sono in quel luogo di flusso, do a me stesso una buona possibilità di rispondere a ogni momento libero dalle mie convinzioni o fissazioni mentali. Allineato solo a ciò che il momento richiede davvero e non a ciò che questo pseudo-io vuole. Quindi la parte vuota o quella centrale dell’Enso mi ricorda questo, e quando metto insieme queste due parti e vedo queste due realtà insieme, mi offro una grande possibilità di vedere le cose come sono realmente, piuttosto che come penso che siano o come voglio che siano. C’è questo Uno, che potremmo chiamare Verità Assoluta, e ci sono queste molte cose dentro questo Uno che continuano a cambiare, mutare, sorgere e passare, nulla con una natura fissa, in un certo senso molte parti separate in movimento costante, danza, e dentro questa danza, io, tu, tutti gli altri. Questa può essere considerata la Verità Relativa, la verità di me, te, questo computer, i gatti, i cani, gli alberi e così via. Queste due verità accadono simultaneamente momento dopo momento, non possono essere separate l’una dall’altra, una cosa è vera, due cose sono anche vere. Agiamo in questo Uno, pensiamo e parliamo in questo Uno, ma non agiamo, parliamo o pensiamo separatamente da esso. In questo luogo possiamo iniziare a sperimentare la vita in modo diverso, almeno questa è la mia esperienza.

Ovviamente questo luogo di cui parlo è sempre qui e ora, la differenza è l’atteggiamento mentale, l’intenzione di passare a un modo diverso di essere qui, in questo qui e ora. Quello che faccio normalmente nella mia pratica è notare dove si trova la mia attenzione, se è catturata dalla mia storia personale invece di essere aperta a queste due verità che ho appena menzionato: la Verità Assoluta dell’Uno e la Verità Relativa e Convenzionale delle molte cose diverse che accadono dentro questo Uno. Queste realtà, queste verità sono una e due realtà allo stesso tempo, e quando intendiamo agire in accordo con queste realtà, possiamo trovare la completa liberazione dal continuo chiacchiericcio della mente, la completa liberazione da quei comportamenti egocentrici che possono portare a discordia, separazione e sofferenza.

Il mio Enso è in una posizione molto centrale della mia casa, lo voglio lì come costante promemoria per continuare a lavorare verso questa completa liberazione. Quando esco, vedo l’Enso e mi ricordo di essere consapevole di come agisco, parlo, penso. Quando mi siedo a meditare, ricordo a me stesso la mia intenzione di incontrare questo luogo di non-separazione, questo Uno, questo io/essere seduto che è solo una manifestazione di questo Uno. E ricordo anche di notare l’impermanenza, la vacuità degli oggetti della mente e come posso sperimentarli da un luogo di non-attaccamento.

Ora faremo un po’ di cammino e un po’ di meditazione seduta insieme. Possiamo provare tutti insieme a praticare in questo modo, incontrando questo Uno, nella nostra postura, nel nostro respiro e, ovviamente, nella nostra mente. Come si siederebbe questo Uno? Come respirerebbe naturalmente questo Uno? E come questo Uno si relazionerebbe con quei pensieri, sensazioni, emozioni che sorgono durante la nostra meditazione camminata e seduta? Scopriamolo!