C’è un detto nello Zen che recita: “L’illuminazione è facile… per chi non ha preferenze.” Naturalmente, potremmo sostituire il termine “illuminazione” con “realizzazione”, “risveglio”, “vedere chiaramente”, “avere una corretta comprensione”. Qualunque sia il motivo per cui pratichiamo, la domanda che potrebbe sorgere spontaneamente è: come coltiviamo questa prospettiva aperta, priva di preferenze? Come coltiviamo questo tipo di saggezza? Come coltiviamo questa visione illuminante?
Immagino che in generale possiamo parlare di diversi tipi di saggezza; c’è una saggezza che deriva dalle nostre esperienze, dalle conoscenze, da ciò che abbiamo imparato e fatto nella vita, e c’è una saggezza che è la capacità di avere un buon giudizio in una situazione specifica. Tutti questi tipi di saggezza sono sicuramente validi e molto utili per orientarsi nella vita. Tuttavia, quando parliamo di coltivare la saggezza nella nostra pratica, intendiamo un tipo di saggezza diverso.
Coltivare la saggezza implica riflettere, praticare e realizzare, vedere. La riflessione ha un ruolo molto importante, così come la pratica, ovviamente. Riflettere e praticare accendono, molto probabilmente, un tipo diverso di visione, realizzando più chiaramente com’è la realtà, o forse com’è non la realtà, potremmo chiamarlo uno spostamento di prospettiva.
Partiamo dalla riflessione, dalla riflessione profonda. Come comprendo questo momento? Che cos’è questo momento? Che cos’è questo? Quando ci poniamo questa domanda, molto probabilmente si accende qualcosa in noi che porta molte risposte diverse alla mente. La mente inizia un bellissimo lavoro di analisi di ciò che sappiamo, di ciò che abbiamo imparato, di ciò che ci è stato detto, delle conoscenze che abbiamo ereditato dai nostri contesti culturali, educativi e così via. Possiamo senz’altro creare una buona idea o immagine di ciò che è questo momento. Ma possiamo fidarci di questa immagine? La mia risposta è: sì e no. A livello convenzionale, sicuramente sì: dobbiamo chiamare “sedia” una sedia affinché tutti possiamo concordare e capire che quando chiediamo una sedia per sederci sappiamo cosa ci serve. Ma a livello assoluto, se vogliamo esplorare questa dimensione, possiamo iniziare a notare che tutto è in uno stato di flusso, tutto è causa ed effetto, tutto è il risultato di qualcosa che è successo prima, che sia una sedia, una macchina, una casa, le nostre convinzioni, opinioni, emozioni, pensieri, sensazioni e così via. Nulla è fisso, separato e isolato. Esiste qualcosa che chiamiamo sedia, ma è semplicemente il risultato di una serie infinita di cause ed effetti. Possiamo vedere questo? Possiamo fermarci un momento a esplorare questa possibilità? Forse hai un pensiero o una convinzione. Abbiamo qualche prova che quel pensiero o quella convinzione sia fissa, separata e stia in piedi da sola?
Allora, come comprendiamo questo momento? Che cos’è questo momento? È la mia visione migliore della tua? È la mia comprensione quella giusta, o è quella sbagliata? Forse possiamo passare un po’ di tempo a riflettere su questo e su cosa ci dice riguardo al modo in cui ci relazioniamo con le cose, le persone, le situazioni e così via.
Praticare. Per me praticare significa tornare a questo momento, tornare a questa consapevolezza aperta, tornare a questa prospettiva senza preferenze, se vuoi. Pratica, perseveranza e pazienza. Praticare significa notare come forse continuiamo ad aggrapparci alle nostre visioni, opinioni, idee individuali. Naturalmente, non c’è nulla di male in questo, a meno che — immagino — queste cose creino sofferenza per noi stessi e per le persone che ci stanno intorno. Aggrapparsi alle nostre visioni, convinzioni e idee condizionate può generare sofferenza inutile e, per me, coltivare la saggezza significa vedere attraverso questo aggrapparsi, questo attaccamento. Vedere attraverso le condizioni delle nostre formazioni mentali. Quando ci sediamo a meditare, vogliamo semplicemente rimanere in questo spazio di mente aperta, senza giudicare, senza aggrapparci a nulla, semplicemente seduti con ciò che accade. Ci diamo l’opportunità di stare nel mezzo di ciò che succede senza reagire d’abitudine o a causa dei nostri condizionamenti mentali; semplicemente rilassarci in questa consapevolezza aperta.
Attraverso la riflessione e la pratica, possiamo trasformare il modo in cui vediamo le cose e, di conseguenza, il modo in cui ci relazioniamo con esse e con le esperienze di vita. Possiamo arrivare a questo spostamento naturale di prospettiva. Forse, passando dal vedere le cose come una serie di entità o elementi fissi a vedere il flusso naturale delle cose; causa ed effetto, per cui questo accade e poi accade quest’altro. Questo momento, questo pensiero, questa idea, questa opinione, niente è davvero fisso o assoluto. Questa trasformazione è la nostra realizzazione, è la nostra mente originaria, aperta e illuminata che ci permette di agire nel momento così come il momento richiede.
Il nostro compito come praticanti è chiarire dentro di noi questo lasciar andare ciò a cui ci aggrappiamo, lasciar andare ciò che percepiamo come fisso e definitivo. Come posso sviluppare la capacità di restare presente alle cose così come sono senza farmi trascinare? Cosa succede quando lasciamo andare i pensieri? Cosa succede quando non ci aggrappiamo a nulla? La nostra pratica è sviluppare le condizioni giuste per diventare più intimi con ciò che accade dentro di noi in modo da darci la possibilità di vedere più chiaramente. Calmare le cose, prendere qualche secondo per essere presenti con ciò che emerge in noi, notare, notare, notare.
“L’illuminazione è facile… per chi non ha preferenze.” Ma, certo, se in questo momento stai mangiando un gelato e preferisci il cioccolato alla vaniglia…
Divertiti a esplorare la mente illuminante! Divertiti a non avere preferenze!
