Questo è il testo di un intervento che ho tenuto per la Zenways Sangha nell’ottobre 2022.
Da quando ho iniziato a studiare e praticare Zen, mi sono imbattuto in diverse insegnamenti, molteplici modi che indicano tutti nella stessa direzione: insegnamenti che permettono agli studenti di realizzare ciò che realmente siamo, di vedere chiaramente la nostra vera natura. Uno di questi insegnamenti che mi ha incuriosito fin da subito è quello della persona vera senza rango. Questo insegnamento ha davvero catturato la mia attenzione e, fin dal primo momento in cui l’ho sentito, lo uso molto nella mia pratica. Il discorso di stasera nasce proprio da questo interesse verso questa specifica dottrina.
Come probabilmente saprete, il ramo dello Zen a cui apparteniamo, noi di Zenways, è quello chiamato Rinzai. Prende il nome dal suo fondatore, il Maestro Rinzai, o Linji nel suo nome originale cinese. Rinzai è la traduzione giapponese e questo insegnamento della persona vera senza rango proviene proprio da lui.
Un giorno il Maestro Rinzai si rivolse a uno dei suoi allievi dicendo:
«C’è una persona vera senza rango, che entra ed esce sempre attraverso le porte del tuo volto. I principianti che non l’hanno ancora vista, guardino!»
Sono certo che siamo tutti molto familiari con il concetto di persona con un rango, visto che viviamo in una società basata proprio su questo concetto di ranghi diversi. Il Maestro Rinzai invece parla di una persona vera senza rango. A cosa si riferisce? E come può questo insegnamento aiutarci a scoprire ciò che realmente siamo? Vediamolo insieme…
Per la prima volta ho avuto un’idea di questo insegnamento una mattina mentre ero in bici. Ho visto in un campo un gruppo di mucche e ho notato davvero come la differenza tra me e quelle mucche fosse solo… una costruzione mentale, solo idee, concetti. Non sto qui a dire che non ci siano differenze tra me e le mucche, però dico che in realtà non c’è alcuna differenza tra me e le mucche.
Certo, ci sono differenze di forma, nel modo in cui io e le mucche comunichiamo – almeno così credo – in ciò che facciamo e così via. Però la nostra vera natura è la stessa, la vera natura delle mucche e quella degli esseri umani è la stessa. Non apparteniamo a nature essenziali diverse o a ranghi essenziali differenti.
La mente, giustamente, nota le differenze e “produce” opinioni e differenziazioni che ci “costringono” a vedere solo un mondo di ranghi, di separazioni, di me e le mucche, e così via. In realtà, se dovessi parafrasare il Maestro Rinzai, «C’è qualcosa di più vero, qualcosa che non appartiene a nessun rango e che sorge e passa sempre. Quello è sempre che entra ed esce attraverso le porte del tuo volto, del mio volto, del volto delle mucche».
Ovviamente, a un livello, attraverso la nostra mente discriminante, le differenze sono molte. Le mucche camminano su quattro zampe e brucano l’erba; gli esseri umani camminano su due gambe e mangiano… altre cose. Oppure, le differenze tra gli esseri umani si notano facilmente dalla nostra mente discriminante: differenze di razze, culture, educazioni, opinioni, ranghi e così via. Però, prima di tutte queste condizioni mentali, prima di qualsiasi idea che potremmo avere sulle cose in generale, c’è già qualcosa che avviene indipendentemente da tutte queste differenze: nazionalità, cultura, educazione, rango… Non esiste una differenza esistenziale reale tra noi, semplicemente l’espressione della stessa identica cosa che appare, ai nostri occhi, differente, che può essere percepita dalla nostra mente condizionata come diversa. Ma proprio qui, ora, nel momento prima di assistere a un qualsiasi pensiero, a un’idea, a un concetto che emerge nella mente, c’è una persona senza rango che entra ed esce sempre attraverso le porte del nostro volto. Che la riconosciamo o no, questa persona vera senza rango è sempre qui. E questa persona vera non viene da qualche luogo speciale, da un mondo o pianeta altamente sviluppato. Questa persona vera è sempre entrata ed uscita attraverso le porte del nostro volto fin dal momento in cui siamo nati, indipendentemente da cosa siamo diventati crescendo. E prima di nascere?
Ho avuto un episodio molto recente che mi ha fatto riflettere sulla persona vera senza rango. L’altro giorno sono uscito in bici, sono tornato a casa e, dato che poco dopo avevo un appuntamento in città, non ho mangiato né bevuto, sono semplicemente saltato in macchina e sono andato in città. Al ritorno, all’improvviso, ho avuto una forte sensazione di sete, il corpo chiedeva chiaramente acqua. Quella, naturalmente, non era un’elaborazione intellettuale. Non dovevo ragionarci su. Era qualcosa di chiaro che mi stava dicendo qualcosa. E quel qualcosa non aveva nulla a che fare con Riccardo in quanto persona, con il mio passato, cosa ho fatto, cosa ho studiato, se ero o no un praticante Zen, se ero italiano, inglese o spagnolo. Non era condizionato da nulla di mentale ma era un’esperienza diretta che passava attraverso questo corpo. Era quella la persona vera senza rango? Forse risponderemmo in modo diverso a questa domanda, ma di sicuro c’era qualcosa lì che non ha bisogno di alcuna idea di rango per manifestare ciò che era richiesto e poi farmi fare ciò che era davvero necessario, cioè bere un bicchiere d’acqua.
In aggiunta a questo (bere quando il bisogno è chiaro), questa persona senza rango semplicemente metterebbe una giacca se sente freddo, toglierebbe un maglione se sente caldo, mangerebbe quando ha fame, dormirebbe quando è stanca e berrebbe un bicchiere d’acqua quando ha sete. Nulla di eccezionale, niente di straordinario, solo la manifestazione molto ordinaria della nostra umanità… Nessuno sforzo, nessuna lotta mentale, nessuna necessità di cercare di ragionare su qualcosa, semplicemente rimanere connessi alla realtà del momento presente e rispondere a quella. È un allineamento, un’intima sintonia con ciò che è reale, percepito direttamente qui e ora, non condizionato da idee e concetti fissi.
A volte dobbiamo solo abbandonare le nostre idee, le nostre idee fisse e ciò che è richiesto diventa molto, molto chiaro. Incarnare questo insegnamento è in questa risposta spontanea. Quando incarnamo l’insegnamento della persona senza rango, agiamo in una sfera che non è solo quella personale, “separata”, individualistica, ma ci assumiamo la responsabilità del tutto, di questo indeterminabile, innominabile uno che tutti insieme siamo e sperimentiamo, in modi diversi ovviamente ma allo stesso tempo nello stesso modo.
E il passaggio dal vivere come una persona con un rango, un rango fisso di varie identificazioni mentali, al vivere come persona senza rango è la chiave per la liberazione. Dalla prigionia mentale, o prigionia della mente, all’agire veramente spontaneo in risposta a ciò che il momento presente richiede, non a ciò che io, Riccardo, vorrei o non vorrei, ma a ciò che la necessità del momento è. La persona senza rango mangia quando ha fame e dorme quando è stanca. Allo stesso tempo agisce quando è richiesta un’azione. Questo, naturalmente, non significa che non mangerò mai più una pizza o un gelato nella mia vita, sarebbe tragico! È piuttosto una questione di vedere le nostre illusioni, le nostre agende personali che a volte possono farci agire in modo egoista, che possono creare condizioni di sofferenza, a volte la nostra stessa sofferenza, altre volte quella delle persone intorno a noi.
C’è una bella storia Zen che racchiude questa idea del fare semplicemente ciò che è richiesto, del lasciare semplicemente che questa persona senza rango si manifesti e penso che vada più o meno così:
Un nuovo monaco entra in un monastero per studiare Zen con un Maestro:
«Sono appena entrato nel monastero. Per favore, insegnami.»
Il Maestro chiede:
«Hai mangiato il tuo porridge di riso?»
Il monaco risponde:
«L’ho mangiato.»
Il Maestro dice:
«Allora faresti meglio a lavare la tua ciotola.»
A quanto pare, in quel momento il monaco si illuminò.
Così semplice. Il monaco si aspettava forse insegnamenti grandi e straordinari, ma tutto ciò di cui abbiamo veramente bisogno è proprio qui davanti a noi. Ciò che dobbiamo fare è essere qui, aperti, e lasciare che il momento presente ce lo mostri.
Come incarnare questo insegnamento? Ho sentito più volte Daizan dire che la realizzazione è importante, ma ovviamente ciò che conta davvero è l’attualizzazione. Questa è la parte difficile, almeno per me, perché la tendenza è tornare alla mente discriminante, ecco perché pratichiamo. Allora, come incarnare questa persona senza rango, questa persona vera senza rango?
Ora praticheremo un periodo di camminata e meditazione seduta. Proviamo tutti insieme a allinearci a ciò che il momento presente richiede davvero. Quando camminiamo, camminiamo semplicemente, abbandonando tutte le nostre idee fisse su cosa sia una buona o cattiva camminata, lasciamo cadere l’attenzione nel corpo, manteniamo una postura eretta e semplicemente camminiamo. Quando meditiamo seduti, di nuovo, lasciamo cadere l’attenzione nel corpo, manteniamo una postura eretta che favorisca la vigilanza e semplicemente facciamo ciò che serve a mantenere quella postura, nient’altro, niente da elaborare, solo osservare la vera persona senza rango che entra ed esce attraverso le porte del nostro volto. Il Maestro Rinzai ci incoraggia a guardare, semplicemente a guardare. Quindi, facciamo del nostro meglio per guardare attentamente e riposare la nostra consapevolezza in questa sensazione della persona sottostante senza rango che è lì comunque, che la riconosciamo o no.
Questo insegnamento, questa osservazione non condizionata, può permettere agli studenti, a noi, di realizzare ciò che realmente siamo, di vedere chiaramente la nostra vera natura.
