Ore 5:12 del mattino, primo maggio. Mentre il mondo dorme ancora, io pedalo silenziosamente tra le strade di East Cambridgeshire. Nessun rumore, nessun traffico. Solo respiro, gambe, e il suono regolare delle ruote sull’asfalto. L’obiettivo? Nessuno in particolare. Solo andare.
Ogni uscita in bici è una meditazione. Questa è stata una meditazione interrotta… da una foratura. Come ogni buon insegnamento Zen, anche questo è arrivato all’improvviso. Pssssss. L’impermanenza prende la forma di una camera d’aria bucata (in realtà monto tubeless ma il concetto è lo stesso).
Eppure il percorso si è svolto come doveva. Ely, Soham, Thetford. I paesi scorrevano come pensieri in una mente quieta. Ho segnato qualche record personale: “Tud-to-Cav”, “Don’t hold up the cars”… nomi curiosi per momenti di velocità che svaniscono. Ma i PR sono illusioni. Il vero progresso è semplicemente continuare.




Qualche dato, per i più terreni:
Distanza: 102,63 km
Dislivello: 598 m
Tempo in movimento: 3 ore e 56
Calorie bruciate: 1.552 (ma chi conta davvero?)
Velocità media: 26 km/h – né in fuga, né in rincorsa.
Strava mi ha fatto i complimenti per aver raggiunto l’obiettivo settimanale. Ma il vero premio è stato vedere il sole sorgere su strade vuote, sentire il freddo del mattino sulla pelle, e trovare quiete tra una pedalata e l’altra.
La foratura? Non un ostacolo, ma una pausa. Un invito a respirare, sorridere, e ricordare che la sofferenza nasce dalla resistenza… ma un tappo o toppa da mettere nel buco porta pace.
Alla fine, le gambe stanche. Il cuore pieno. Nessun traguardo. Solo questo momento. E il prossimo colpo di pedale.
